“Uscite dal supermercato appena potete!”
Questa citazione di Michael Pollan, mio autore preferito, presa dal suo “breviario di resistenza alimentare”, il libro che avrei voluto scrivere io, dice già tutto.
Esploriamo assieme perchè…
Nell’era dei supermercati aperti 24/24 e 7 giorni su 7, dei prodotti biologici di dubbia qualità ed etica che ogni catena ormai possiede e degli acquisti online con consegna in giornata, fermarsi a riflettere sulle nostre abitudini di consumo è diventato fondamentale.
Quando facciamo la spesa ogni nostra scelta ha risvolti etici, economici, politici, sociali, di salute, ambientali.
Scegliere di fare la spesa fuori dai circuiti della GDO diventa un atto di resistenza, di connessione con una dimensione locale e sociale che purtroppo stiamo perdendo e se vogliamo, di rivoluzione rispetto alla direzione che il consumismo ci porta a seguire.
Quali sono queste alternative?
Acquistare direttamente dalle aziende agricole, nei loro punti vendita diretti o ai banchetti dei mercati contadini, è sicuramente il modo più facile per trovare diversi prodotti locali e stagionali, dagli ortaggi ai latticini.
I mercati contadini sono sempre più diffusi anche in città e molte aziende agricole aprono le porte alla vendita diretta, spesso organizzando anche visite, degustazioni o attività didattiche.
Acquistare in questi contesti significa sostenere il KM0 e la filiera corta, privilegiando prodotti coltivati o realizzati vicino a casa, riducendo l’impatto ambientale legato ai trasporti e supportando l’economia locale. Allo stesso tempo, la filiera corta accorcia la distanza tra produttore e consumatore, garantendo maggiore trasparenza, stagionalità, freschezza e qualità.
Acquistare direttamente da chi produce il tuo cibo, crea anche una relazione di fiducia e garantisce un prezzo più equo, dove come consumatore paghi il giusto e il produttore guadagna di più, senza aver intermediari.
Questo tipo di acquisto ti aiuta anche a ritrovare un legame con la terra e con i suoi ritmi naturali.
I GAS (ne parlo anche nella mia guida alla spesa consapevole) rappresentano una delle forme più interessanti di consumo consapevole.
Si tratta di gruppi di persone più o meno strutturati (in forma di associazione o semplicemente unendosi in un gruppo informale) che decidono di acquistare insieme direttamente dai produttori.
Anche qui l’acquisto è diretto e senza intermediari, e i produttori vengono scelti in base a criteri etici, ambientali e sociali seguendo principi di solidarietà e sostenibilità.
Il potere d’acquisto collettivo, comprando in gruppo, permette di ottenere prezzi più vantaggiosi e l’impegno condiviso all’interno della comunità che si crea, permette di distribuire le responsabilità dell’organizzazione.
Partecipare a un GAS permette non solo di accedere a prodotti di qualità a prezzi equi, ma anche di costruire comunità, condividere valori e creare reti di fiducia.
Faccio parte di un GAS da oltre 10 anni e posso dire che i vantaggi diventano anche molto pratici, ad esempio nel risparmiare tempo, o per chi non ha contatti e non sa con che criteri iniziare a scegliere le aziende. Infatti se il GAS è esistente c’è già qualcunə che ha scelto le aziende, gli ordini sono già attivi e vengono aperti con regolarità, e troverai subito nuovi contatti.
Ovviamente è un approccio diverso al fare la spesa: gli acquisti saranno distanziati nel tempo e quindi dovrai fare scorta dei prodotti a lunga conservazione, ed essendo tutto autogestito serve dare un piccolo contributo pratico (sono tutte volontarie le persone che gestiscono i contatti con le aziende e raccolgono gli ordini di tuttə, perciò l’impegno, quasi sempre minimo, va suddiviso tra ə partecipanti -gasisti).
Un modello ancora poco diffuso ma in crescita è quello dell’agricoltura sostenuta dalla comunità (CSA: Community Supported Agriculture). In questo caso, i consumatori “adottano” un produttore, pagando anticipatamente una quota che garantisce loro una parte del raccolto.
In questo modo c’è condivisione del rischio, poiché consumatori e agricoltori affrontano insieme le incertezze della produzione, ma anche coinvolgimento diretto, perché è possibile visitare i luoghi di produzione e si acquisisce maggiore consapevolezza sui cicli naturali e le tecniche di coltivazione. E soprattutto l’agricoltore può programmare meglio le colture sapendo già chi e quanto acquisterà, evitando sprechi o difficoltà di vendita.
Fare la spesa in negozi sfusi riduce l’uso di imballaggi, limita lo spreco e ci permette di acquistare solo ciò che ci serve.
Inoltre in genere sono negozi che, nascendo rispettando il valore della sostenibilità, propongono prodotti di aziende che abbracciano questo valore.
Sono una realtà crescente e soprattutto nelle grandi città è facile trovarne almeno uno.
Non dimentichiamo che la forma più sostenibile di approvvigionamento è l’autoproduzione. Da chi ha la possibilità di farsi l’orto, magari con le colture estive che sono più facili, a realtà cittadine in cui è possibile coltivare erbe aromatiche sul balcone o partecipare a orti urbani condivisi, sono sempre di più le persone che si appassionano e credono nel valore di autoprodursi il cibo.
E se non hai il pollice verde ma ami sperimentare in cucina, puoi acquistare materie prime di qualità e preparare in casa conserve, marmellate o pane: può essere non solo gratificante ma anche un modo per riscoprire ricette, risparmiare e connetterti più profondamente con il cibo.
Negli ultimi anni sono nate piattaforme online che mettono in contatto diretto produttori e consumatori, anche in città. Alcune consegnano cassette settimanali di frutta e verdura, altre permettono di ordinare prodotti artigianali o biologici con un click. Anche in questo caso, si tratta di filiere trasparenti e tracciabili, spesso più eque rispetto alla GDO.
Molte aziende vendono online anche senza piattaforme che fanno da intermediari, rendendo possibile l’acquisto diretto dei loro prodotti.
Ti ricordo però che rispetto all’acquisto diretto e a Km0 qui inevitabilmente creiamo un impatto con la consegna singola: perciò fai un ordine collettivo con persone attorno a te, fai un ordine “scorta” per diluire le consegne e scegli aziende che prendono provvedimenti e fanno azioni virtuose di compensazione per le loro consegne.
Se vuoi avvicinarti a questi modelli di consumo, ecco alcuni suggerimenti:
Fare la spesa in modo consapevole e sostenibile non significa necessariamente stravolgere le tue abitudini, ma inizia semplicemente a porti delle domande: Chi ha prodotto questo alimento? Da dove arriva? Che impatto ha sull’ambiente e sulla comunità?
Ogni scelta che fai può aiutare a supportare l’economia locale, a consumare prodotti freschi e stagionali e a ridurre l’impatto ambientale; può essere un passo verso un sistema più equo e rispettoso della Terra.