La dieta plant-based

“I cambiamenti climatici rappresentano la più grande crisi che l’umanità si sia mai trovata davanti e si tratta di una crisi che saremo sempre chiamati a risolvere insieme e contemporaneamente ad affrontare da soli. Non possiamo mantenere il tipo di alimentazione cui siamo abituati e al tempo stesso mantenere il pianeta cui siamo abituati. Dobbiamo rinunciare ad alcune abitudini alimentari oppure rinunciare al pianeta. La scelta è questa, netta e drammatica.”
da “Possiamo salvare il mondo prima di cena” di J.S. Foer

Ho già citato più volte questo o altri pezzi da questo libro, poiché per me è stato illuminante. Non tanto per gli argomenti di cui parla o i dati che sono riportati, tutte cose che già conoscevo, ma per 2 aspetti. Il primo è che l’autore sottolinea molto bene il fatto che per quanto tutti sappiamo della crisi climatica, è come se non ce ne rendessimo conto realmente. Il secondo perché ha dato al cambiamento alimentare che dobbiamo fare per salvarci dalla crisi climatica un taglio estremamente semplice: basta mangiare una sola volta al giorno prodotti animali e derivati per riuscire a evitare l’aumento della temperatura globale di 2°C (la soglia sotto la quale è necessario rimanere per evitare uno scenario catastrofico). Non si parla quindi di cambiamenti radicali che qualcuno potrebbe non condividere, ma di un cambiamento sostenibile: riduco gli alimenti animali, aumento quelli vegetali, senza nessuna eliminazione o rinuncia.

Quello che possiamo fare è quindi avvicinarci ad una dieta plant based

Si sente sempre più parlare di dieta plant-based, ma cosa si intende con questo termine?
Spesso ad esso vengono associate le diete vegane o talvolta vegetariane, ma non sarebbe del tutto corretto.

Infatti plant-based letteralmente significato basato su vegetali, non basato esclusivamente su vegetali. Una dieta plant-based può quindi prevedere sporadicamente il consumo di alimenti di origine animale e i suoi derivati, ma la maggior parte dei pasti sarà a base vegetale.

Quali sono i vantaggi di una dieta plant-based? Diversi studi dimostrano come una dieta di questo tipo porti a riduzione del rischio cardiovascolare, al miglioramento del profilo lipidico, a miglioramento della glicemia. Sembra utile anche per il mantenimento del peso e per la prevenzione di diverse patologie.
Ma un altro dei vantaggi è che fa bene anche all’ambiente, e di conseguenza a noi; non dimentichiamo che siamo inseriti in un ecosistema, perciò tutto quello che c’è nell’ambiente può mantenerci in salute o togliercela.

Dieta plant based per la sostenibilità

Una dieta plant-based che rispetti la salute delle persone e dell’ambiente e si possa dire sostenibile prevede, secondo la EAT-Lancet commission, tutti gli alimenti vegetali, tra cui frutta, verdura, cereali, legumi, frutta secca, oli e precise quantità di alimenti di origine animale: 14 g di carne rossa, 29 g di pollame, 250g di latticini, 13 g di uova e 28 g di pesce al giorno.

A settimana significa 98g di carne rossa (una porzione scarsa), 203g carne bianca, 91 g uova, 196 di pesce. Considerando delle porzioni medie standard più semplicemente diventa: carne rossa 1 volta ogni 2 settimane, carne bianca 1 porzione e mezza a settimana (oppure 3 in 2 settimane), 3 uova in 2 settimane, 1 porzione di pesce a settimana.

In questa dieta plant-based non vengono conteggiati tutti gli alimenti processati industriali, poiché anche questi hanno un impatto sull’ambiente.
Ci si basa quindi su quello che io definisco “cibo vero”.

Perché gli alimenti di origine animale non sono sostenibili?

Perché gli allevamenti intensivi non solo sono causa di emissioni di CO2, ma hanno anche un’influenza negativa sull’impronta idrica, l’inquinamento delle falde acquifere e la carenza di acqua.

Ad esempio una dieta in cui viene consumata carne porta ad un’emissione di 7.19 equivalenti di diossido di carbonio al giorno; una dieta vegetariana circa la metà 3.81 kgCO2e/giorno e in una dieta vegana 2.89 kgCO2e/giorno.
Per produrre 1kg di proteine dalla carne sono necessari 18 volte più terreno, 10 volte più acqua e 9 volte più carburante, 12 volte più fertilizzanti e 10 volte più pesticidi che per 1 kg di proteine ottenute da fagioli.
Il pesce, spesso considerato sostenibile, sotto alcuni punti di vista non è assolutamente meglio allevamenti di carne. Ad esempio sapevi che il tonno, uno dei pesci più consumati, e che è sulle tavole settimanalmente molto più spesso di altri pesci, rischia l’estinzione?

 

Quando mangiamo spesso perdiamo di vista da dove arriva il cibo, come giunge alle nostre tavole, quali lavorazioni subisce. Dovremmo porci queste domande perché è sempre più necessario diventare consapevoli delle nostre scelte.

La domanda che sorge volendo ridurre gli alimenti di origine animale potrebbe essere “allora cosa mangio?”. Beh dei legumi ti ho già parlato in questo articolo, e a breve ne pubblicherò uno per approfondire le altri fonti proteiche vegetali.